La fertilità maschile è un parametro fondamentale per la salute riproduttiva di un uomo e dipende da diversi fattori, tra cui la qualità e la quantità degli spermatozoi. Una normale funzionalità testicolare, un buon equilibrio ormonale e un corretto stile di vita sono elementi chiave per mantenere una fertilità ottimale. Tuttavia, l’esposizione a determinate sostanze può compromettere la capacità riproduttiva dell’uomo.
Negli ultimi decenni, diversi studi hanno evidenziato un calo progressivo della qualità dello sperma. Una ricerca pubblicata sulla rivista Human Reproduction Update ha mostrato come, dal 1973 al 2011, la concentrazione media di spermatozoi sia diminuita di circa il 52,4% nei paesi occidentali. Questo dato allarmante suggerisce che fattori ambientali, stili di vita e l’uso di alcuni farmaci possano giocare un ruolo significativo nel declino della fertilità maschile.
In questo articolo analizzeremo due aspetti fondamentali che possono danneggiare la fertilità: l’uso e l’abuso di farmaci e l’esposizione agli inquinanti ambientali.
Farmaci che possono compromettere la fertilità maschile
Molti farmaci, sebbene essenziali per il trattamento di diverse patologie, possono avere un impatto negativo sulla spermatogenesi, alterando la produzione e la qualità degli spermatozoi. Alcuni di essi agiscono direttamente sui testicoli, mentre altri influenzano il sistema endocrino, interferendo con la produzione di testosterone.
Abbiamo fatto un elenco su alcune delle principali categorie di farmaci che possono essere la causa di infertilità maschile.
- Anabolizzanti e steroidi androgeni: usati per aumentare la massa muscolare o per trattare alcune condizioni mediche, possono ridurre drasticamente la produzione di spermatozoi, causando azoospermia (assenza di spermatozoi nel liquido seminale).
- Chemioterapici: i farmaci usati per il trattamento del cancro possono avere effetti devastanti sulla spermatogenesi. Alcuni pazienti possono recuperare la fertilità nel tempo, ma in molti casi i danni sono permanenti.
- Farmaci per l’ipertensione: alcuni beta-bloccanti e diuretici possono alterare la funzione erettile e ridurre la qualità dello sperma.
- Antidepressivi e antipsicotici: alcuni inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI) possono influenzare la motilità e la morfologia degli spermatozoi.
- Antinfiammatori non steroidei (FANS): l’uso prolungato di farmaci come l’ibuprofene può ridurre i livelli di testosterone e interferire con la spermatogenesi.
- Oppioidi e droghe ricreative: sostanze come la morfina e l’eroina riducono significativamente la produzione di spermatozoi e alterano il profilo ormonale maschile.
In molti casi, la sospensione del farmaco può portare a un miglioramento della fertilità, ma è sempre consigliabile consultare un medico per valutare alternative terapeutiche meno dannose per la sfera riproduttiva.
Inquinanti ambientali e il loro impatto sulla fertilità
Oltre ai farmaci, numerosi inquinanti ambientali possono influenzare negativamente la fertilità maschile. L’esposizione cronica a queste sostanze può alterare il sistema endocrino, ridurre la produzione di spermatozoi e comprometterne la qualità.
Tra gli inquinanti più pericolosi possiamo annoverare:
- Pesticidi e diserbanti – sostanze come il glifosato e il DDT (ancora presente in alcune aree) sono noti per il loro effetto antiandrogenico, riducendo la produzione di testosterone e danneggiando la spermatogenesi.
- Ftalati e bisfenolo A (BPA) – presenti nella plastica e nei contenitori alimentari, interferiscono con il sistema ormonale e sono stati associati a una riduzione della concentrazione di spermatozoi.
- Metalli pesanti (piombo, mercurio, cadmio) – l’esposizione a questi metalli, spesso presente nelle industrie e nell’inquinamento atmosferico, può causare stress ossidativo e danneggiare il DNA degli spermatozoi.
- Diossine e policlorobifenili (PCB) – sostanze inquinanti persistenti nell’ambiente che possono influire negativamente sulla fertilità attraverso meccanismi di alterazione endocrina.
- Inquinamento atmosferico – studi hanno dimostrato che l’esposizione a elevate concentrazioni di particolato fine (PM2.5) può ridurre la motilità e aumentare le anomalie morfologiche degli spermatozoi.
Limitare l’esposizione a queste sostanze, adottando buone pratiche ambientali e preferendo alimenti biologici e materiali privi di BPA, può contribuire a preservare la fertilità maschile.
Quando preoccuparsi e quali esami effettuare
Non sempre una temporanea riduzione della fertilità maschile è motivo di allarme, ma esistono alcuni segnali che dovrebbero spingere a consultare un andrologo o un urologo specializzato. Se dopo dodici mesi di rapporti non protetti non si è riusciti a ottenere una gravidanza, se sono presenti disturbi ormonali come calo della libido, ginecomastia o variazioni nel peso, o se si avvertono alterazioni testicolari come dolore, gonfiore o riduzione di volume, è opportuno sottoporsi a una valutazione.
Anche l’esposizione prolungata a farmaci o sostanze tossiche può essere un motivo per approfondire la situazione. Gli esami principali per valutare la fertilità maschile includono lo spermiogramma, che valuta concentrazione, motilità e morfologia degli spermatozoi, i dosaggi ormonali per misurare livelli di FSH, LH, testosterone e prolattina, l’ecografia testicolare per individuare varicocele o altre anomalie e il test di frammentazione del DNA spermatico per analizzare la qualità del DNA negli spermatozoi. Una diagnosi precoce consente di adottare le giuste strategie terapeutiche per migliorare la fertilità e aumentare le probabilità di concepimento.

