La clamidia, spiega il Dottor Izzo, Urologo e Andrologo a Napoli, è un’infezione batterica causata da un microorganismo, Chlamydia trachomatis, trasmesso sia attraverso rapporti sessuali vaginali, anali o orali che per via materno-fetale. Negli adulti, la clamidia comporta generalmente manifestazioni sintomatiche piuttosto leggere, che si limitano in genere a perdite o disturbi poco evidenti. Di solito il decorso è addirittura asintomatico ed è proprio questa particolare caratteristica che ha portato ad identificare la clamidia come una “infezione a trasmissione sessuale silenziosa“. Nonostante ciò, non va assolutamente presa alla leggera in quanto, se non trattata o trattata in maniera sbagliata, può causare seri problemi all’apparato riproduttivo. E’ importante ricordare inoltre che clamidia è una delle malattie sessualmente trasmissibili più diffuse al mondo e nella maggior parte dei casi l’infezione interessa le donne sessualmente attive, con un picco di incidenza attorno ai 20 anni.
I sintomi
In molte persone la clamidia non provoca alcun fastidio, ma, qualora dovessero comparire dei disturbi, di solito è necessario attendere da una alle tre settimane dopo aver avuto un rapporto sessuale non protetto con una persona infettata da clamidia, prima che questi si manifestino. Alcune volte i sintomi possono presentarsi anche molti mesi dopo; in altri casi, possono scomparire dopo alcuni giorni. L’infezione, tuttavia, anche in assenza di disturbi rimane e può essere trasmessa ad altre persone. Ma vediamo ora nel dettaglio i disturbi più comuni nelle donne e quelli invece che tendono a presentarsi soprattutto negli uomini;
- I disturbi nelle donne: almeno il 70% delle donne infettate dalla clamidia non ha disturbi. Quando compaiono, i disturbi più comuni includono: dolore durante l’emissione di urina, perdite vaginali insolite, dolore all’addome o alla pelvi, dolore o sanguinamento durante il rapporto sessuale, sanguinamento dopo il rapporto sessuale, sanguinamento anche al di fuori del ciclo mestruale, ciclo mestruale più abbondante del solito. Inoltre se la clamidia non è curata, può diffondersi agli organi della riproduzione e causare una grave malattia infiammatoria pelvica (PID) che rappresenta una delle principali cause della gravidanza extrauterina e della sterilità nelle donne;
- I disturbi negli uomini: almeno la metà degli uomini con l’infezione da clamidia non nota alcun disturbo. Laddove presenti, i disturbi più comuni sono: dolore durante l’emissione di urina, secrezioni biancastre o acquose dalla punta del pene, bruciore o prurito all’uretra (il tubo che porta l’urina fuori dal corpo), dolore ai testicoli. Anche in questo caso se la clamidia non è curata, l’infezione può causare gonfiore all’epididimo (i tubi che portano lo sperma dai testicoli) e ai testicoli. Ciò potrebbe influenzare la fertilità dell’uomo.
Diagnosi
Se si sospetta un contagio da clamidia è bene rivolgersi al più presto ad un medico, per poter poi effettuare un’immediata visita di controllo; solo una diagnosi tempestiva ed attendibile è infatti in grado di impedire l’eventuale comparsa delle complicanze più severe. Il test consiste generalmente nel semplice prelievo di un tampone cervicale, uretrale, vaginale o urinario, che verrà poi analizzato in laboratorio. Attualmente sono disponibili tecniche di analisi che, oltre ad avere sensibilità e specificità ormai prossime al 100%, consentono di ottenere risultati in brevissimo tempo. Questi test sono basati su moderne tecniche di amplificazione genica e sono per questo in grado di rilevare direttamente il genoma della clamidia.
Trattamento
Se il test effettuati risultano essere positivi il trattamento più comune prevede la somministrazione di antibiotici come doxiciclina ed eritromicina o le più recenti azitromicina e ofloxacina. Trattandosi di terapie antibiotiche è necessario che queste siano prescritto da un medico. In ogni caso e qualunque sia la terapia antibiotica prescritta e cominciata, è molto importante estenderla anche al proprio o ai propri partner sessuali, in modo da evitare il dilagare dell’infezione.