Cos’è e a cosa serve?
Il tumore alla prostata può essere difficile da diagnosticare e, in alcuni casi, scegliere la cosa più giusta da fare può essere difficile anche per lo specialista.
La diagnosi, spiega il Dottor Izzo, Urologo e Andrologo a Napoli, è importante e lo è ancor di più per i tumori aggressivi e, quindi, potenzialmente letali. Proprio per questo non vogliamo che i pazienti sopportino inutili preoccupazioni e si sottopongano a procedure invasive, come la biopsia prostatica, se il cancro è a crescita lenta e non mette a rischio la vita.
Fortunatamente, è disponibile una nuova tecnologia che dovrebbe aiutarci in entrambe le sfide: rilevazione e differenziazione del cancro alla prostata. Si chiama biopsia guidata dalla fusione e costituisce una recente arma diagnostica aggiunta al nostro arsenale di strumenti per combattere il cancro.
I metodi esistenti che abbiamo usato per cercare il cancro alla prostata non sono migliorati molto negli ultimi tre decenni.
L’esplorazione digito-rettale tradizionale, da sola, non è uno strumento di screening molto efficace in quanto non permette l’identificazione di molti tumori che non sono ancora diventati percepibili. Infatti, nel momento in cui i tumori crescono abbastanza da essere percepiti con l’esame delle dita, potrebbero essere già in una fase avanzata.
L’esame del sangue dell’antigene prostatico specifico (PSA), dal 1994 accompagna l’esplorazione digito-rettale per lo screening degli uomini di età superiore a 50 anni, e misura i livelli di una proteina che sale spesso in caso di cancro alla prostata.
Tuttavia, altre condizioni oltre al cancro possono elevare i livelli di PSA (infiammazione, sport, rapporti sessuali, etc). Inoltre, non esiste un vero e proprio livello di PSA da considerare come “normale”.
Molti uomini con un alto valore di PSA, in realtà, non hanno il cancro alla prostata, mentre alcuni con bassi livelli lo hanno.
Nel caso in cui il valore di PSA, nel tempo, si incrementa, può essere indicata una biopsia prostatica per porre la diagnosi. Tuttavia, la biopsia prostatica convenzionale, come l’esame digito-rettale e il test del PSA, ha dei limiti.
Inconvenienti di biopsia tradizionale:
La biopsia prostatica tradizionale prevede l’esecuzione di un minimo di 12 ad un massimo, generalmente, di 28 prelievi e può essere eseguito per via transrettale o per via transperineale. I prelievi vengono eseguiti seguendo un “template” definito al fine di mappare in modo ottimale tutta la superficie della ghiandola prostatica grazie alle immagini ottenute mediante gli ultrasuoni.
Tuttavia il tessuto prostatico (parenchima) ha un aspetto ecografico che non sempre si differenzia dal tessuto malato e, pertanto, non essendo visibile, può non essere mirato e centrato dalla biopsia.
La risonanza magnetica multiparametrica è superiore agli ultrasuoni nel rivelare dettagli nei tessuti molli, come la prostata. Non possiamo diagnosticare il cancro alla prostata da un’immagine di risonanza magnetica, ma possiamo certamente usarlo per identificare aree sospette che meritano un esame più approfondito con la biopsia.
Ecco che, quindi, la tecnologia ci viene incontro attraverso l’avvento di nuovi software che permettono di “fondere” (FUSION) in tempo reale le immagini della Risonanza Magnetica multiparametrica precedentemente eseguita con le immagini ecografiche.
In questo modo è possibile sovrapporre le aree sospette identificate dalla Risonanza anche se non risultano visibili dall’ecografia e creare una vera e propria mappa delle zone da sottoporre a biopsia all’interno della prostata. È come usare un GPS per raggiungere la tua destinazione piuttosto che guidare senza indicazioni stradali.
In questo modo si centra il punto in modo preciso, riducendo al minimo le biopsie inutili, ottenendo una diagnosi precisa, accurata e, soprattutto, con minori effetti collaterali.
Come potete vedere in queste immagini, una scansione MRI (a destra) fornisce molto più dettagli della prostata rispetto a una scansione a ultrasuoni (a sinistra), mostrando un’area scura (freccia) che suggerisce un tumore.
Quando la risonanza magnetica e le immagini ad ultrasuono vengono fuse, otteniamo un obiettivo ancora più chiaro per la biopsia. Di seguito l’immagine guidata dalla fusione che vediamo durante la procedura di biopsia, con la prostata delineata in rosso, il sospetto tumore in verde e l’ago per biopsia in giallo.